In questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo scempio che si fa della credulità popolare ad opera di politici, amministratori, giornali e trombettieri in una vicenda che puzza di truffa ideologica.
La vicenda in questione riguarda il Regolamento per la cura degli spazi urbani, tanto strombazzato quanto iniquo nella sua concezione e applicazione.
Adotta una strada, una piazza, un’aiuola e poi…sono cavoli tuoi! Spese, responsabilità civile, penale, copertura assicurativa sono tutte a carico del povero sventurato che decide di prendersi cura di uno spazio, lasciato al degrado da parte di tutti, principalmente, e colpevolmente, dalle improbabili e incuranti amministrazioni che si sono avvicendate tra le panche del consiglio comunale negli ultimi anni fino ad oggi.
Si chiede la manutenzione ordinaria, la cura dell’area, la tutela igienica, la pulizia delle piazze e dei marciapiedi, la manutenzione ordinaria delle strade, delle aree verdi e della aiuole, la riparazione ed il ripristino degli arredi urbani e l’animazione culturale. Come a dire: tutto quello che dovremmo fare noi come istituzione e amministrazione di un paese serio, lo fate voi e a spese vostre, così imparate!
Parlano di gestione partecipata. Ma dove? Macché? Visto che la partecipazione del comune si traduce solo nella “messa a disposizione delle aree pubbliche”…e basta! E grazie per la concessione! Per il resto, solo doveri per l’adottante e la pretesa comunale di dover decidere su tutto ciò che riguarda gli interventi, persino sulle opere artistiche. Chissà se decideranno anche sullo stile dei cartelli pubblicitari che, per regolamento, sono già comparsi negli spazi adottati – ricordiamo che i fortunati affidatari potranno agevolarsi anche di sgravi fiscali!
E’ chiaro! No? Chi si accollerebbe tutti i costi di manutenzione e le responsabilità nella gestione di un luogo pubblico per una semplice azione volontaria di cura e tutela del territorio? Un gruppo di annoiati anziani? Giovani ambientalisti sognatori? Una classe di studenti quindicenni? O chi, come sempre accade, ne può trarre un vantaggio privato? Fatti due conti, la risposta è semplice.
Si spaccia per scelta socialmente utile il chiaro fallimento della politica locale nella cura, tutela e gestione di spazi pubblici e aree verdi; si spaccia per riqualificazione di spazi urbani la loro riconversione a spazi pubblicitari gratuiti; si spaccia per iniziativa progressista la più becera delle operazioni reazionarie: fumo negli occhi del popolo imbelle.
Eppure, pochi mesi fa, il sindaco Carpino e gli assessori Napolitano e La Gala, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con esperti di diritto amministrativo sulla sperimentazione di nuove forme di affidamento e gestione degli spazi pubblici, volte a garantire gli usi civici e l’autogestione popolare di tali spazi, sui risultati che in altre città si stanno raggiungendo in questo campo, per esempio a Napoli con l’esperienza dell’ex asilo Filangieri al centro storico, e sulle iniziative possibili da intraprendere in tale direzione nel comune di Marigliano. Ma da allora solo chiacchiere, nient’altro è stato fatto.
Il collettivo utopia, che da anni promuove iniziative volte al recupero e all’autogestione di spazi pubblici abbandonati da parte di gruppi spontanei di volontari autonomi, intanto, come compimento del recupero dell’area ex circumvesuviana, oggi staZIONe UtOpiA, presenta un progetto di riqualificazione dello stabile murato della stazione, per la creazione di un Centro Culturale Collettivo Permanente. Il progetto contempla appunto gli usi civici e la creazione di un’assemblea popolare aperta che promuova la gestione partecipata di uno spazio urbano. Funziona così: lo spazio, ristrutturato e dichiarato “bene comune”, resta di proprietà del comune mentre viene gestito e curato da una comunità di riferimento che ne realizza la riqualificazione.
Manco a dirlo, passano le settimane e il progetto non viene neanche letto. Incalzato, l’assessore Napolitano, a parole molto interessato, invita a produrre un modello di gestione a corredo del progetto. Fatto e protocollato anche quello. Nulla cambia, anzi peggiora. Il progetto viene abbandonato nelle mani dell’assessore alla cultura La Gala e, da quel momento, è un susseguirsi di appuntamenti mancati, chiamate perse, messaggi ignorati e giornate sprecate a rincorrere sindaco e assessori latitanti e, alla fine, quelli cosa approvano? Un regolamento che, di fatto, esclude e disincentiva la partecipazione dei piccoli gruppi spontanei di volontari, fuori di fatto dagli ingranaggi della cosa pubblica.
Precisiamo che la proposta del collettivo utopia non si limita al particolare caso di staZIONe UtOpiA ma riguarda la scelta politica che un’amministrazione dovrebbe -e potrebbe!- adottare per tutti gli spazi abbandonati, sparsi a decine sul territorio. Il collettivo utopia rifiuta la logica privatistica della gestione delle risorse pubbliche; promuove da sempre autonomia nelle scelte, autogestione delle iniziative, autofinanziamento collettivo; non partecipa ai giochetti elettorali e promuove libertà, autonomia e partecipazione.
Ritieniamo intanto quel regolamento, assolutamente controproducente, in termini culturali, per la cura del territorio e il recupero degli spazi urbani pubblici, in quanto le condizioni poste dal suddetto regolamento nei confronti dei soggetti affidatari risultano fortemente esclusive, considerata la natura dell’iniziativa.
Proposte alternative? Ci sono! E il colletivo utopia le ha già promosse in svariate sedi. Ma è sotto gli occhi di tutti che al comune hanno ben altro, e troppo da fare per pensare di cambiare le regole di un gioco ancora troppo sporco.
Invitiamo infine chiunque voglia approfondire il tema, conoscere l’esperienza del collettivo utopia o provare ad adottare strategie di intervento autonomo su spazi abbandonati a contattarci al più presto.
Alleghiamo i documenti:
– prOgetto staZIONe UtOpiA recupero e riqualificazione ex circumvesuviana
– staZIONe UtOpiA dichiarazione d’uso civico e collettivo urbano
info: collettivoutopia@bruttocarattere.org
collettivoutopia.noblogs.org