Siamo tutte Ex Canapificio: Proiezione di “Paese Nostro” 07.04.2019

Martedì 12 marzo 2019, i carabinieri della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno messo i sigilli allo storico Centro Sociale Ex Canapificio di Caserta, luogo ventennale di antirazzismo, antifascismo, diritti, accoglienza e inclusione.

Dal lontano 2007, le/gli attiviste/i del Centro Sociale portano avanti la difficile costruzione dell’integrazione attiva, quella che loro stessi chiamano “inclusione bilaterale”, un doppio filo di percorsi dedicati ai/alle rifugiati/e e che coinvolge buona parte dei cittadini del territorio di Caserta.

La motivazione tecnica, riportata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, è l’inagibilitá della struttura, dovuta ad infiltrazioni d’acqua nel tetto.

Non possiamo escludere la motivazione politica che si nasconde, e anche male, contro le esperienze positive di accoglienza e integrazione. L’ Italia non è nuova a prese di posizione di stampo razzista e fascista. Ci siamo già trovati, in tempi neanche troppo lontani, a rimanere basiti e anche parecchio arrabbiati, di fronte al blocco delle attività dello Sprar di Riace, che proprio come a Caserta si è visto osteggiato e respinto, attraverso palesi e mendaci motivazioni di comodo.

Dopo il corteo nazionale di sabato 16 marzo con 5.000 partecipanti da ogni parte d’Italia e del Mondo, le attività sociali dell’Ex Canapificio non si sono di certo fermate e continuano a svolgersi nei bar e negli spazi che la comunità stessa mette a disposizione.

Migliaia di cittadine/i si stanno mobilitando e, da più parti, stanno sottoscrivendo la richiesta per mettere in sicurezza lo spazio il più rapidamente possibile e ripristinare la funzione sociale e le numerose attività che hanno caratterizzato per 20 anni il centro sociale. (https://www.petizioni.com/appello_per_riaprire_il_centro_sociale_ex_canapificio_di_caserta?u=2695804&utm_source=WhatsApp&fbclid=IwAR2ErDKr6XdVNO9UrwsGF9rpMX5Wi6HAs6Z9ngE2LD93i5DFzRiOhCCY7cM )

A tal proposito, come realtà attive sul territorio, dimostriamo il nostro appoggio incondizionato all’ Ex Canapificio e aderiamo alla Campagna di Raccolta Fondi per sostenere le spese di inizio lavori.

Il documentario in realtà ancora non ha visto la luce della grande distribuzione, il suo iter conta una serie di contraddizioni proprie della nostra attuale società. La pellicola è infatti stata finanziata dal Ministero dell’Interno (precedente legislatura) che ne rimandò l’uscita, per poi essere bloccata definitivamente dall’attuale ministro, matteo salvini.

Per chi volesse conoscerene la storia e le storie che ci racconta, vi invitiamo a partecipare alla proiezione e ai dibattiti che ne seguiranno.

Questo Evento si inserisce nella Campagna di Racconta Fondi per l’Ex Canapificio di Caserta.

#siamotuttiexcanapificio

PRIME ADESIONI:
Ya Basta – Scisciano (NA)
collettivo utopiA – Marigliano (NA)
Cooperativa Luoghi comuni – Marigliano (NA)
Aps Nova Koinè – Marigliano (NA)                                                                                                      I cento Passi – San Vitaliano (NA)
Ente Teatro Autonomo di Scisciano (NA)
Compagnia teatrale “I Teatranti” – Scisciano (NA)
Compagnia teatrale “Gruppo 70” – Scisciano (NA)
Compagnia Teatrale “I Menecmi”- Scisciano (NA)
Compagnia teatrale “Altra-accademia”- Scisciano (NA)
Compagnia teatrale “Amici Teatro” – Scisciano (NA)

Con il Patrocinio del comune di Scisciano.

PAESE NOSTRO
Il film che avremmo voluto mostrarvi

di Michele Aiello, Matteo Calore, Stefano Collizzolli, Andrea Segre, Sara Zavarise

Un film collettivo sull’Italia dell’accoglienza diffusa,
realizzato dagli autori ZaLab nel 2016
prodotto dal Ministero degli Interni
ma mai distribuito

In Italia esiste un mondo che sta aiutando la crescita del Paese, è quello degli operatori e mediatori dei progetti di accoglienza della rete SPRAR, un sistema pubblico basato sulla sinergia tra Comuni, Ministero degli Interni e associazioni. ZaLab ha voluto raccontare questo mondo, seguendo le vite, i pensieri, i sogni, le fatiche di chi ogni giorno lavora nella costruzione di un futuro complesso e necessario.
L’idea è stata proposta nel 2016 ad un bando del fondo FAMI gestito dal Ministero degli Interni. Il bando è stato vinto e il film è stato fatto. Poi però non è mai uscito, perché il Ministero, proprietario dei diritti del film, l’ha chiuso in un cassetto. Sia con Marco Minniti Ministro, sia ora con Matteo Salvini.
Ci sembra un grande errore tenere nascosto il racconto di questa Italia, ancora più oggi che sta subendo misure e voci di isolamento e segregazione.
ZaLab avrebbe voluto che Paese Nostro fosse mostrato sin dalla sua finalizzazione, a inizi 2017. Non è stato possibile. Ancora oggi non potremmo farlo, invece lo mostriamo.
Mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti il film che qualcuno vorrebbe non farvi vedere.

PAESE NOSTRO
storie e personaggi

PORTO SAN GIORGIO (Fermo)
All’inizio del 2016, nel corso di una lunga crisi esistenziale, Federica accetta l’offerta di coordinare il progetto dedicato al disagio mentale di Porto San Giorgio. Vive la decisione come una scelta etica, come cambiamento di vita personale, in parte come forma di espiazione. Delusa dalla reazione dei vecchi colleghi, che non capiscono la sua scelta, annuncia il cambiamento di lavoro ad alcune sue amiche durante un aperitivo al mare. Il periodo è lo stesso dell’omicidio di Emmanuel: parlare di rifugiati non è proprio facile e le persone sono divise sull’argomento.

Con Federica Pietracci, Jamil Hussain, Ehis Enaruna, Foday Diof, Anthony Francis,
Abdul Basi Amiri, Maria Gabriella Laurenza, Marco Mancini
Soggetto Michele Aiello e Sara Zavarise, Regia Sara Zavarise.
Fotografia Matteo Calore, Suono Michele Aiello
Riprese e suono giornate aggiuntive Martina Cocco e Francesco Geraci

PALERMO
Lucia ha 27 anni; è rientrata a Palermo dopo un periodo di studio a Milano, desiderosa di dare il suo contributo al riscatto della città, ma un po’ scettica rispetto alle reali possibilità di farlo. Scopre che il progetto in cui ha investito due anni di vita, che ha contribuito a far crescere, ma soprattutto dentro al quale è cresciuta, ha ancora un mese davanti e che non vi è alcuna certezza delle possibilità di proseguire oltre il 31 dicembre. La sua incertezza ed il suo smarrimento sono soprattutto per i beneficiari e le beneficiarie del progetto, alcune delle quali vengono da complessi percorsi di tratta, e che Lucia non si sente di poter abbandonare da un giorno all’altro.

Con Lucia Pepe, Yodith Abraha, Luca Cumbo, Ibrahim Akuwono, Davide Pepe
Scritto e diretto da Stefano Collizzolli, Fotografia Sebastiano Facco
Suono Alberto Cagol , Montaggio Stefano Collizzolli Musiche Sergio Marchesini

CHIESANUOVA (Torino)
Hassan, giovanissimo, lascia l’Iran per il Giappone. In Giappone conosce Monica, colombiana, che diventerà sua moglie. I due vivono fra Giappone, Iran e Colombia. Quando, in Iran, nasce la prima figlia, Najeli, Monica chiede di spostarsi: non vuole far crescere una femmina nel paese islamico. È difficile, tuttavia, trovare un paese che dia il visto sia ad una colombiana che ad un iraniano; e, dopo una serie di peripezie, la giovane famiglia si trova in Italia, senza permesso di soggiorno e senza possibilità di proseguire il viaggio. Vengono accolti a Chiesanuova, piccolo paese del Piemonte, e dopo Tokyo, Teheran e Medellin, l’impatto con un paese di 200 abitanti non è facile. Hassan racconta che voleva ripartire il giorno successivo… e che poi è rimasto otto anni, ed ora non ha nessuna intenzione di andarsene. Al contrario, ha appena ottenuto la cittadinanza italiana ed è operatore di un progetto SPRAR.

Con Hassan Vaezi, Annalisa Fontana, Fabio Donna Bedino, Gordana Vujovjc, Monica Vaezi, Najeli Vaezi, Vita Navratilova, Sirafi Cham, Alina Aintablian
Soggetto e regia Stefano Collizzolli Fotografia Sebastiano Facco Suono Alberto Cagol
Montaggio Giuseppe Duca Musiche Sergio Marchesini

SCHIO (Vicenza)
Alice ha 25 anni, è omosessuale e convive da un anno con Giulia, la sua compagna. Si è affacciata al mondo dell’accoglienza da pochi mesi, cominciando a lavorare come operatrice per il progetto SPRAR di Sant’Orso. Le sfide che questa professione comporta la costringono ad un lavoro profondo sulle sue fragilità, le sue paure e i suoi ideali, portandola a vivere durante tutto il film un suo piccolo e personalissimo romanzo di formazione.

Con Alice Bedin, Giulia Marngoni, Ermanno Marogna, Maurizio Bicocchi, Lidia Dellai,
Davide Dal Prà, Arafa Lone, Taofik Ahmad, Jean Daniel Foutou, Toto Kossi Shella,
Sarah Foutou, Daniela Zago, Elena De Zen, Chiara Ragni, Ilaria Bedin
Soggetto e regia Matteo Calore
Fotografia Sebastiano Facco
Suono Alberto Cagol Montaggio Sara Zavarise, Chiara Russo
Musiche Sergio Marchesini

LAMEZIA TERME
Rosanna e Fabio lavorano come operatori legali del progetto SPRAR “Due Soli” di Lamezia Terme. Entrambi condividono e affrontano le sfide continue dell’accoglienza in Italia e lo fanno con lo stesso sguardo e la stessa attenzione verso “la persona”, mettendo al centro il rispetto per la dignità, le aspirazioni ed i progetti individuali di chi viene accolto. L’essere operatori legali per entrambi è molto più di un semplice lavoro che inizia e finisce in ufficio: l’obiettivo che muove entrambi è la tutela dei diritti umani e la consapevolezza di quanto un documento possa cambiare la vita di una persona.
Con Rosanna Liotti e Fabio Saliceti
Regia e Montaggio Matteo Calore
Fotografia Sebastiano Facco Suono Alberto Cagol
CASERTA
Mamadou viene dalla Costa D’Avorio e lavora come operatore dell’accoglienza. La sua esperienza migratoria e la sensibilità verso le difficoltà burocratiche e quotidiane vissute dai beneficiari (di cui lui stesso ha avuto esperienza negli scorsi anni, prima di ottenere il permesso di soggiorno e questo lavoro), lo aiutano a comprendere e risolvere i problemi che di giorno in giorno lo SPRAR si trova ad affrontare. Ma, allo stesso tempo, Mamadou si confronta con la diversità, che emerge nel suo rapporto con Mariarita, operatrice legale dello stesso SPRAR e sua fidanzata.

Con Kouassi Pli Adama Mamadou, Mariarita Cardillo, Imma D’Amico,
Morò Musah, Malik Donkor, Virginia Crovella, Federica Crovella,
Massimo Cocciardo, Prosper Doe, Vincenzo Fiano, Giovanni Paolo Mosca
Regia e fotografia Matteo Calore e Andrea Segre
Montaggio Sara Zavarise Suono Alberto Cagol Musiche Sergio Marchesini

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INTRUDERS-CITY HUNTER di Walter Molli 03.04.2019

 Esposizione permanente a staZIONe UtOpiA_marigliano

Lo hanno guardato in tanti; grandi e piccini, artisti e turisti; è stato fotografato, filmato, ammirato e apprezzato; centinaia di occhi lo stanno incrociando da qualche anno; lo sfondo ideale per un grande concerto, argomento perfetto per spiegare un concetto, arrivando a straparlare -tuttettutti!- finalmente di espressione, creatività, sensi, desiderio.

Si direbbe…un’opera d’arte! L’intenso, presente nel murale realizzato a staZIONe UtOpiA da Walter Molli nel 2015, INTRUDERS-CITY HUNTER: sguardo, volto e anima di uno spazio (mentale!) liberato, che punta e parte dall’utopia di libertà.

staZIONe UtOpiA è tutto questo; l’occhio di Walter Molli è tutto questo; e chissà quanto di più ancora nel continuo mutamento; nel libero movimento.

E staZIONe UtOpiA si fa esposizione permanente dell’opera di Walter Molli: una targa ricorda a tuttettutti il titolo, la tecnica, le misure e l’anno in cui è stato realizzato il murale. Si direbbe…per non dimenticare, più!

Il collettivo utopiA invita chiunque non l’avesse ancora fatto a visitare l’opera esposta al cielo aperto di staZIONe UtOpiA: è una piazza; l’ingresso è libero!

Inoltre, ringrazia tutte quelle persone che vorranno sostenere e farsi promotori di iniziative, eventi e manifestazioni per il recupero totale dell’area ex circumvesuviana-staZIONe UtOpiA mai più abbandonata; e promuove, ancora una volta, la creazione di un’assemblea aperta ed egualitaria per l’autogestione permanente di spazi, pubblici e privati, abbandonati al degrado e recuperabili. Sono tanti! Aprite gli occhi!

Mai più spazi abbandonati è cura e attenzione alla bellezza, anche decorativa ma soprattutto significativa, a cui non si può rinunciare.

Mettete dei fiori nei vostri cannoni, riempite lo spazio vuoto se ne avete bisogno, date una mano di colore a quella parete sporca e impolverata!

collettivo utopiA

primavera 2019

Suggestioni e curiosità:

www.waltermolli.com

collettivoutopia.noblogs.org

collettivoutopia@bruttocarattere.org

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Le Balle di Boscofangone: QUIEN SABE? 26.03.2019

Dubbio legittimo: cosa succede laggiù? Chi sa qualcosa, riferisca.

Ricordate le balle di boscofangone? Giornate di presidio, blocchi stradali, manganellate, carne alla brace e notti passate intorno ai falò. Telecamere, microfoni,luci lampeggianti, sindaco, politicanti e le campane che danno l’allarme.
Un via vai di facce, rumori, voci e,a lla fine, lo stato che si impone sul popolo con fredda determinazione e forza militare. E i camion arrivarono con le famigerate “ecoballe”, a costruire un monumento alla vergogna, lontano dagli occhi, dove, ancora oggi, fioriscono i campi.

Inutili le proteste, vani i discorsi; una piramide di immondizia cresceva sulle nostre teste, nelle campagne già devastate ma ancora fertili e coltivate da anziani testardi o autonomi produttori.

Prima dissero 6 mesi e poi sono passati gli anni; e le balle sono ancora lì. Cos’è successo dopo le proteste degli operai, i sopralluoghi dei sapientoni, gli sproloqui di sedicenti esperti della domenica sott’e pipparelle, il succedersi delle amministrazioni, giunte comunali, commissioni ambientali, valutazioni e relazioni annuali? Un bel niente. Le balle sono ancora lì a rilasciare percolato.
Chi, per svariati motivi non le avesse ancora viste o ignorava del tutto la vicenda, è pregato di farsi un giro nelle campagna tra marigliano e polvica di nola e osservare da più punti di vista, la gigantesca piramide di monnezza presente su questo territorio. Uno dei più interessanti esempi di stupidità e cialtroneria che questa terra abbia mai conosciuto. Ma, fate attenzione. Da una ricerca su internet si scopre che quella che si può osservare oggi è una versione ridotta dell’opera originale. Infatti, nel silenzio generale una fetta di piramide è stata rimossa. Vi chiederete: perché? E, infatti, ce lo chiediamo: perché? E ancora. Che succede laggiù, a Boscofangone? Come sta funzionando quel sito di stoccaggio? Che fine fanno le balle spostate? Chi è a conoscenza della situazione? Chi, ha il dovere di verificare e controllare? Chi, di rispondere e chiarire dubbi? Chi tutela l’ambiente? Chi, la salute?
Fate attenzione: l’autorità non garante, dispone.

Occhi aperti!

 

dalla stessa parte
collettivo utopiA
marijuàno_marzo 2019

 

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