Ex circumvesuviana di Marigliano: abbiamo recuperato uno spazio; che ne facciamo? Un’altra occasione persa. Il Comune decide di costruire una caserma.
Ex circumvesuviana di Marigliano: abbiamo recuperato uno spazio; che ne facciamo?
Un’altra occasione persa. Il Comune decide di costruire una caserma.
Per 20 anni, discarica a cielo aperto, grande prova di inciviltà e cultura del degrado, a pochi metri dall’elegante centro mariglianese! Cartacce, buste di plastica, animali morti e un’ingente quantità di merda di cane che allora, se vi ricordate, si lasciava a terra; dappertutto.
Poi, l’8 dicembre del 2013, l’imprevedibile accade; e tutto è diverso! Gli occhi si riaprono –finalmente!– alla meraviglia. Hanno pulito! Erano in sette, otto… forse dieci, armati di scope, pale e zappe; il collettivo utopiA e alcuni sostenitori volontari, irrompono in quello spazio abbandonato e la montagna di merda non c’è più.
Pure i vigili c’erano, contenti come bambini, a farsi fotografie ricordo.
Un gruppo autonomo di sognatori organizzati ha deciso di trasformare quel posto, lasciato al degrado, in laboratorio sociale dove sperimentare la riappropriazione e il recupero popolare degli spazi abbandonati.
Hanno piantato fiori, e si sente nell’aria un qualcosa che sa di bellezza e libertà.
Dicono: siamo liberi! Ma si può fare? Pare di si! In tutto il mondo gruppi spontanei di abitanti di un luogo, piccole comunità, si riappropriano di spazi abbandonati e si autogestiscono nel loro recupero.
Il collettivo utopiA, dicono; ma chi sono? Il comune li paga? Sono comunisti? Perché fanno queste cose? Dove vogliono arrivare? Ma perché non si prendono pure lo stabile? Chi li capisce?
Intanto la stazione vive e trasforma le zappe in chitarre, le scope in pennelli e la fantasia in realtà.
La proposta c’è: staZIONe UtOpiA spazio culturale collettivo autogestito: un laboratorio indipendente aperto per la cura e la riqualificazione degli spazi abbandonati.
Ed è stato fatto! Oltre alla manutenzione dell’aiuola, hanno messo le panchine, un cestino per i rifiuti e la fontana funziona.
Abbiamo uno spazio; che ne facciamo? Poi i murales, gli incontri, i concerti, i sorrisi, anime belle.
E il comune? A quei tempi, c’era un commissario prefettizio apparentemente soddisfatto dell’iniziativa, che premiò ufficialmente l’azione di recupero svolta dal collettivo utopiA e dagli abitanti del territorio.
Che facciamo andiamo avanti? Va bene! Andiamo avanti.
E allora parte la riqualificazione dello spazio che da quel momento assumerà molteplici forme: dal teatro al cinema, dallo sport alla musica, dall’arte alla politica… staZIONe UtOpiA si trasforma; e ogni volta apre ad ulteriori possibilità.
E l’idea piace a parecchi. L’idea, però. Perché nella pratica, a promuovere iniziative nell’area resta il collettivo utopiA, nonostante gli sguardi, i commenti e i pregiudizi di gentucola ammaestrata al perbenismo, i capricci di un ingegnere matto e gli attacchi vandalici di quattro fascistelli di paese. Tutto seppellito.
Si ma… il comune? Ora arriva anche il comune. Il collettivo utopiA propone, alla neoeletta amministrazione Carpino, di ristrutturare lo stabile dell’ex stazione per la creazione di un centro culturale collettivo permanente per la promozione di iniziative culturali, autogestite e indipendenti, attraverso l’adozione degli usi civici e collettivi degli spazi pubblici inutilizzati da riconoscere come beni comuni.
E il comune che fa? Il comune resterebbe proprietario dell’area e dello stabile ma la gestione e la programmazione dello spazio è di tutte coloro che intendono contribuire al suo recupero.
Si…ma il comune che ha fatto? Negli anni ha chiesto di presentare il progetto (presentato), ha poi chiesto di proporre un modello di gestione (fatto); con estreme difficoltà, ci sono stati degli incontri dove tutti sono a parole interessati ma, ad oggi, solo chiacchiere, scartoffie e assessori spariti nel nulla, tra appuntamenti rinviati, tavoli tecnici impossibili e parole, parole, parole.
Deprimente e, a tratti, penoso. E il tutto si trasforma in farsa. Tanto ridicola quanto pericolosa.
Anni ad aspettare un segnale. Ed ecco che il segnale, è arrivato. A modo loro; purtroppo.
Anni a parlare di abbandono e recupero, di investimenti in cultura e partecipazione, di politiche sociali e ambientali; ore in fila, al freddo d’inverno e al caldo d’estate, ad aspettare sindaco, consiglieri, assessori e dirigenti, sfuggenti come anguille, ingarbugliati nei regolamenti dei conti.
Il segnale, dicevamo. Anni ad aspettare una decisione e, purtroppo, la decisione l’hanno presa.
Ma che politica? Che cultura? Sono solo marionette e staZIONe UtOpiA si trasforma in caserma! Proprio così. Una caserma. Che idea! Che svolta epocale per questo paese. Dove c’è chi ancora manipola le scelte politiche, grazie a un pugno di squallidi voti, e invoca sicurezza e controllo, imbambolati dalla becera propaganda governativa. Ridicoli ma pericolosi. Occhi aperti!
Al posto degli artisti, dei passanti, dei viandanti, delle fotografie e delle canzoni, arrivano armi, divise, manganelli e documenti da presentare.
Al posto del teatro, della musica, della pittura e dei libri, arrivano soldati, telecamere, luci lampeggianti e sirene di emergenza.
Al posto di uno spazio aperto, libero e accessibile a tutti, staZIONe UtOpiA si trasforma in zona militare, con limiti invalicabili, ad uso esclusivo.
staZIONe UtOpiA 2019; la città senza sogni ha colpito ancora. Delude l’indifferenza; irrita la prepotenza.
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collettivo utopiA
estate 2019