“Siamo noi lavoratori che facciamo funzionare le macchine nelle industrie, che estraiamo il carbone e i minerali dalle miniere, che costruiamo le città… Le macerie non ci fanno paura. Sappiamo che non erediteremo che rovine, perché la borghesia cercherà di buttare giù il mondo nell’ultima fase della sua storia. Ma, le ripeto, a noi non fanno paura le macerie, perché portiamo un mondo nuovo nei nostri cuori – Questo mondo sta crescendo in questo istante (Buenaventura Durruti, 1936)
Una giornata (dalle 17.30- alle 24) sull’autoproduzione e l’autogestione in musica, editoria, cibo, vino, terra, per il superamento della divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale.
Ore 17.30 : presentazione di Kronštadt nella Rivoluzione russa, di Tomasz Parczewski (coproduzione Colibrì/Candilita,). Si tratta della prima traduzione dal polacco di una testimonianza (pubblicata nel 1935) sulla Rivoluzione russa da parte di un insegnante di ginnasio e ufficiale dell’esercito russo durante la Prima guerra mondiale che fu, tra la caduta dello zarismo e la Rivoluzione d’ottobre, Governatore di Kronštadt, principale base della Flotta del Baltico e sede dei più radicali e intransigenti rivoluzionari dell’intera Russia. Ribelli a ogni dominio, i marinai di Kronštadt si scontreranno con lo stato sovietico nel marzo 1921, a testimonianza dell’incompatibilità tra libertà e potere politico.
Ore 19.30: Proiezione di My iz Kronštadta (Noi siamo di Kronštadt) – di Efim Dzigan – 1936.
La narrazione romanzata dell’attacco portato dalle armate bianche controrivoluzionarie alla capitale Pietrogrado nel 1919 e della loro sconfitta ad opera dei marinai di Kronštadt. Si tratta di un tentativo di “riappacificazione storica” del potere comunista con i rivoluzionari che 15 anni prima erano stati schiacciati dall’Armata rossa. Sonorizzato dal vivo da Matz! & Nusuth
Ore 21.00: suonano Tetano – Anarcopunk da Benevento General Strike – Militant folk/Union songs da Salerno
A seguire: Musica popolare: tarantelle, tammurriate e pizziche, ricordandosi che a mezzanotte arrecettamm’e fierre, pulezzammo ‘a mulazza, facimmo ‘a mappatella e ce ne jammo…
No munnezza, portatevi piatto, posata e bicchiere