Ognun* di noi e’ potenzialmente il produttore di un archivio, perche’ ognun* di noi e’ portatore di memoria.
Fino ad oggi, nella cultura occidentale, il supporto principale della memoria e’ stato il documento cartaceo, che ha costituito una specie di estensione fisica delle possibilita’ di “stoccaggio” della memoria individuale e collettiva. La necessita’ di fermare sulla carta i propri ricordi, le proprie volonta’, le relazioni tra gli individui, i fondamenti della vita politica e sociale, ha fatto nascere e crescere nel tempo una specie di “sedimento fisico di memoria”: documenti si sono uniti a documenti, hanno cercato un linguaggio sempre piu’ adeguato ad esprimere i rapporti da cui provenivano e le volonta’ che volevano realizzare.
Cosi’ nascono gli archivi, depositi documentari caratterizzati dal fatto che ogni documento e’ intimamente legato all’altro da una rete di relazioni. E’ questo cio’ che li rende profondamente diversi da una biblioteca, dove ogni singolo libro e’, invece, un’entita’ conclusa in se stessa. Comprendere il linguaggio con cui il documento si esprime e le relazioni che lo legano agli altri e’ cio’ che ci consente di comprendere l’archivio nel suo insieme e quindi anche di trovarvi cio’ che cerchiamo.
I nostri archivi sono composti da giornali, opuscoli, riviste e manifesti.
L’intento è di avere un mezzo fondamentale per mantenere viva la memoria e la conoscenza dell’identità plurale del collettivoutopia, ma è soprattutto uno strumento di lavoro prezioso per l’agitazione culturale, l’approfondimento e la progettualità necessarie per far progredire e rinnovare le nostre proposte e azioni.