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      CUCINARE È UN ATTO POLITICO!la parmigiana e la rivoluzione

Lo è la parmigiana di mia nonna, fatta solo in agosto, periodo delle melanzane di stagione. Può esserlo l’evitare di comprare creme fosforescenti spacciate per pappe per bambini”.
Inizia così il libro di donpasta “La Parmigiana e la Rivoluzione”.

Come John Belushi, donpasta è in missione per conto delle nonne.
Dj dalla buona forchetta e dalla festa assai facile, ha deciso di scrivere il suo Manifesto per una cucina militante dopo aver scoperto che l’Ilva, oltre ad aver ucciso gente, aveva av
velenato di diossina le cozze di Taranto, le migliori al mondo, che la massaia di fiducia non poteva più vendere le sue ricotte fatte bollire in casa tra pecore e bimbi che corrono e che nelle scuole non si potevano più portare i dolci fatti in casa per il compleanno dei figli.
Dopo il successo di critica e pubblico dei suoi due precedenti libri e dopo aver girato il mondo intero con il suo spettacolo omonimo, donpasta ritorna a scrivere di cibo.

Il suo è un omaggio alla cucina popolare, che è democratica, creativa, sana, ambientalista, festaiola, meticcia, tollerante, antitetica alla cucina dei cuochi VIP e di quella di plastica delle TV.
Il rock’n’roll e le cucine delle nonne, i Rolling Stones e la porchetta, le fritture e i vinili, sono i suoi ingredienti indispensabili per far festa, per proteggersi facendo comunità, per resistere al cattivo mangiare e alle aberrazioni del mondo del cibo.
Lo si è fatto da sempre. Sarebbe sufficiente leggere gran parte degli arrivi di Ulisse in terra stra
niera, per accorgersi che le braci di agnello, la lira, il cantastorie e il vino erano li per accoglierlo.
Per questo, donpasta è arrivato alla conclusione che a tavola, la forchetta, va sempre messa alla sinistra del piatto.

http://cucinamilitante.wordpress.com/

 food sound system don pasta

AIUTIAMO DONPASTA

 

Raccontatemi le ricette del vostro cuore,
delle vostre origini.

Spulciate quei ricettari scritti a mano dalle vostre nonne, recuperate i
foglietti che cadono e scivolano giù per terra, trascriveteli.

Ditemi delle vostre madri e dei loro viaggi definitivi verso paesi troppo
lontani, con quei quaderni scritti a penna e stretti in mano, più
importanti di qualsiasi gioiello.

Fatemi chiacchierare via skype con quelle donne che hanno salvato l’Italia
cucinando genialmente il quasi niente della guerra e di ciò che ci fu dopo.

Parlatemi voi adesso di come cucinate il poco di un frigo diventato
anch’esso precario.

Scrivetemi la ricetta che solo nella vostra famiglia si faceva a dovere, a
dispetto della versione della signora del pianerottolo di fronte, che non
era buona come quella di vostra nonna.

C’è un patrimonio di cucina popolare da ricostruire in quest’intrecciarsi
di mani, di età, e c’è urgenza di ritessere la tela di memorie abbandonate
per negligenza o al contrario custodite intimamente. Tutte da rimettere
assieme in un gigantesco pentolone.

Il solo rischio della perdita di questo linguaggio mette a rischio
l’identità stessa della gente, l’identità di un luogo, di una nazione.

Proteggiamoci. Soffriggete

donpasta e Casartusi.
http://artusiremix.wordpress.com/partecipa/
scrivi a: artusiremix2.0@gmail.com

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